La lettura tra i bambini e l’accessibilità delle biblioteche italiane #conibambini

Per diffondere l’abitudine alla lettura tra i più piccoli è fondamentale sia la presenza delle biblioteche che la loro concreta fruibilità. Questa però varia molto sul territorio, sia rispetto agli orari di apertura che al numero di postazioni per la consultazione.

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Nel 2020, la quota di bambini e ragazzi che hanno letto almeno un libro si è attestata tra il 50 e il 60%. Oltre il 40% dei minori ha letto fino a 3 libri. Mentre il 13-14% circa si può considerare un lettore assiduo, con almeno un libro letto al mese.

Percentuali che variano in modo sensibile anche rispetto alla fascia d’età. Tuttavia, emergono delle tendenze comuni che caratterizzano i lettori più piccoli rispetto agli adulti.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 10 Gennaio 2022)

I bambini leggono più degli adulti, ma anche tra i più piccoli i divari sono ampi.

Mediamente infatti i giovani leggono di più: il 53,7% dei residenti tra 6 e 24 anni ha letto almeno un libro nel 2020, contro una media della popolazione pari al 41,4%. Tra il 2019 e il 2020 la quota di lettori tra i giovani è leggermente cresciuta, ma le differenze restano comunque ampie. In parte riconducibili all'età - tra i minori ad esempio il picco di chi ha letto almeno un libro si raggiunge tra i preadolescenti - ma non solo.

Le cause che influenzano l'abitudine alla lettura sono infatti molteplici. Dietro divari territoriali anche molto estesi, vi possono essere fattori sociali da non sottovalutare. La condizione della famiglia di origine è uno di questi. Come abbiamo avuto modo di approfondire in passato, se i genitori sono entrambi lettori, è più probabile che lo siano anche i figli e viceversa.

77,4% di minori figli di lettori leggono. Se né il padre né la madre leggono, la quota scende al 35,4%. (Istat, 2021).

In un paese in cui in media circa una famiglia su 10 non possiede alcun libro, ciò chiama in causa anche la presenza di biblioteche sul territorio. E, altro fattore cruciale, anche la loro accessibilità ed effettiva possibilità di fruizione da parte di bambini e ragazzi.

Sul primo aspetto, il prezioso censimento svolto dall'anagrafe delle biblioteche consente di ricostruire numerose informazioni di carattere quantitativo rispetto alla diffusione di biblioteche, punti lettura e fondi librari.

L'effettiva accessibilità della biblioteca è importante quanto la presenza stessa.

Sul secondo aspetto, che chiama in causa informazioni più qualitative come la dimensione, la fruibilità, gli orari di apertura, è utile approfondire anche i dati provenienti da un altro censimento recente, effettuato da Istat. Si tratta dell'indagine sulle biblioteche pubbliche e private, svolta in collaborazione con i soggetti referenti sul tema (come ministero della cultura, regioni, province autonome, istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche, ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici etc.).

Attraverso quest'ultima rilevazione - limitata alle biblioteche non scolastiche e non universitarie - possiamo ricostruire alcuni aspetti relativi all'accessibilità di queste strutture.

L'accessibilità delle biblioteche in Italia

Una prima questione di grande importanza è quella degli orari di apertura al pubblico. L'effettiva fruibilità infatti dipende in primo luogo dal tempo in cui la biblioteca resta aperta per gli utenti.

Nel sud orari di apertura più limitati e meno strutture rispondenti.

Aspetto su cui già emergono notevoli differenze territoriali. Le biblioteche censite che dichiarano una apertura al pubblico superiore alle 40 ore settimanali sono il 15,4% nel centro Italia, il 9,4% nel nord-est, il 7,7% nelle isole, il 6,8% nel nord-ovest e il 6,6% al sud. A variare tuttavia è anche la quota dei soggetti che non hanno fornito dati su questo aspetto del censimento: pari al 28,3% delle strutture nel sud, al 15,1% nel centro, all'8,4% nelle isole, al 7,5% nel nord-est e al 6,5% nel nord-ovest.

9,1% le biblioteche aperte per oltre 40 ore a settimana in Italia.

Nel confronto regionale - al netto dei non rispondenti - gli orari di apertura superano le 40 ore in oltre il 10% delle biblioteche laziali (18,1%), toscane (17,3%), emiliano-romagnole (14,5%) e venete (10,9%). Prossime alla soglia di una struttura su 10 anche Puglia (9,7%), Sicilia (9,3%) e Liguria (9,1%). Per la prima va citata comunque l'alta quota di non rispondenti, pari al 27,7% delle biblioteche pugliesi.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 23 Aprile 2021)

I territori con meno biblioteche aperte per oltre 40 ore a settimana sono Abruzzo (2,9%, un dato comunque da leggere con cautela, dal momento che quasi la metà delle strutture risulta non rispondente), Basilicata e Trentino-Alto Adige (3%).

18,1% le biblioteche aperte per oltre 40 ore a settimana nel Lazio.

Un altro aspetto dell'accessibilità di una biblioteca è la presenza di postazioni per consultare i libri, leggere e studiare. Si tratta di un fattore determinante nella concreta fruibilità della struttura, soprattutto per bambini e ragazzi. Perché fa la differenza tra la biblioteca intesa solo nella sua funzione di struttura dove trovare e prendere in prestito libri e quella di luogo dove poter anche leggere, studiare e trascorrere del tempo.

34 postazioni presenti in media nelle biblioteche italiane.

A fronte di questa media nazionale tra le biblioteche rispondenti al quesito, il numero di postazioni più elevato si raggiunge in due regioni del nord-est. Spiccano infatti i dati di Friuli-Venezia Giulia (61 postazioni) e Veneto (44). Sopra quota 40 anche Sicilia (43), Toscana e la provincia autonoma di Trento (41). Poco al di sotto l'Emilia Romagna, con una media di 39 postazioni per struttura.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 23 Aprile 2021)

Un numero medio decisamente inferiore rispetto alla media nazionale si riscontra soprattutto in Molise (15) e Calabria (17). Attorno alla soglia dei 25 posti si collocano Piemonte (24) e Campania (25).

61 postazioni presenti in media nelle biblioteche del Friuli-Venezia Giulia.

Il numero di postazioni per struttura è spesso più basso nel sud.

In media il 13,6% delle biblioteche italiane dispone di oltre 50 postazioni. Superano tale soglia 8 regioni: Trentino-Alto Adige (24,2%, dato relativo alla sola provincia di Trento), Veneto (23,7%), Emilia-Romagna (19,3%), Toscana (18,4%), Lombardia (15,7%), Lazio (15,5%), Sardegna (15,3%) e Umbria (14%).

Sono 10 le regioni che non raggiungono la soglia del 10% di strutture con oltre 50 postazioni. Si tratta di Marche (9,9%), Piemonte (9,8%), Abruzzo (9,6%), Friuli-Venezia Giulia (9,5%), Basilicata (7,5%), Campania (7,1%), Sicilia (6%), Valle d'Aosta (5%), Calabria (2,4%) e Molise (2%).

La diffusione sul territorio

I dati visti finora vanno letti anche alla luce della diffusione di biblioteche sul territorio.

Un parametro che - sebbene non in grado di darci informazioni qualitative come quelle viste finora per le regioni - ci consente comunque una notevole profondità di analisi territoriale. Valutando la presenza, comune per comune, delle biblioteche sul territorio nazionale.

Il rapporto tra biblioteche e minori è più elevato nelle città del centro-nord.

Se si mette in relazione il numero di biblioteche e strutture assimilate (come censito dall'anagrafe di Iccu-Abi) con il numero di residenti tra 6 e 17 anni possiamo confrontarne la diffusione, a partire dai capoluoghi. Considerando tutte le strutture presenti nell'anagrafe al 2019, emergono alcune prime differenze interessanti. Le città con più biblioteche per minore si concentrano soprattutto nell'Italia centrale e settentrionale. Ai primi posti spiccano infatti capoluoghi come Pavia (25,2 strutture ogni 1.000 giovani 6-17 anni), Pisa (20,8) e Macerata (16,3). Seguono Cagliari (11,2), Ferrara (10,8) e Perugia (10,1).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Iccu-Abi e Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 30 Settembre 2019)

Da notare come solo due capoluoghi del mezzogiorno (entrambi sardi, la già citata Cagliari e Sassari) compaiano nelle prime 20 posizioni. Mentre nelle ultime 20 i comuni del centro-sud sono molto più numerosi. In particolare 6 città pugliesi (Trani, Foggia, Taranto, Brindisi, Barletta, Andria - con quest'ultima collocata a fondo classifica) e 3 calabresi (Reggio Calabria, Crotone e Catanzaro). Complessivamente appartengono all'Italia meridionale 13 dei 20 capoluoghi con meno strutture per residente tra 6 e 17 anni.

65% dei 20 capoluoghi con meno biblioteche totali per minore si trovano nel mezzogiorno.

L'analisi in parte cambia se si operano delle distinzioni per tipologia di biblioteca. Difatti nei dati visti finora sono considerate tutte le strutture, anche quelle potenzialmente non adatte alla fruizione dei minori. Ad esempio le biblioteche specializzate, quelle universitarie oppure quelle relative all'attività amministrativa di enti pubblici o privati.

La prima e l'ultima posizione in classifica non cambiano se si considerano solo le biblioteche accessibili ai minori.

Per tenere conto di questo aspetto, possiamo conteggiare solo le strutture classificate come "pubbliche" e "non specializzate". Ovvero quelle potenzialmente più accessibili per bambini e ragazzi al di fuori dell'orario scolastico. Si tratta di una informazione disponibile per quasi tutte le biblioteche (circa il 77% è censito rispetto alla tipologia funzionale nei dataset relativi al 2019). Tuttavia proprio per questo va trattata con maggiore cautela. Se si considerano unicamente le biblioteche esplicitamente classificate come "pubbliche" e "non specializzate" potrebbero restare fuori anche altre strutture potenzialmente accessibili dai minori, ma non censite come tali.

3,1 biblioteche pubbliche e non specializzate ogni 1.000 minori a Pavia. Il capoluogo lombardo è primo considerando entrambi gli indicatori.

Il comune di Pavia supera nettamente gli altri capoluoghi, confermando quindi il primato nel rapporto tra strutture e minori in entrambe le classifiche. Al secondo posto un'altra città della Lombardia, Mantova (2,3 strutture ogni 1.000 residenti 6-17 anni), seguita da Aosta (2), Macerata e Isernia (1,7), Bergamo e Rovigo (1,6). In fondo alla classifica in questo caso si trovano Massa, Reggio Calabria e Andria (tutte con 0,1). Quest'ultimo capoluogo conferma il posizionamento già rilevato nella classifica relativa a tutte le biblioteche.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. Le fonti dei dati sono l'anagrafe delle biblioteche (Iccu-Aib) e Istat.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Iccu-Abi e Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 30 Settembre 2019)

Foto: Flickr Complete Interior Design - Licenza

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