Nei primi tre mesi dell’anno sono morti mille migranti Migranti

Dal 2014 a oggi sono morte o scomparse oltre 55mila persone nelle rotte migratorie di tutto il mondo, di cui la metà nel Mediterraneo. Il fenomeno migratorio non è arginabile con i muri, ma può essere governato con politiche coraggiose.

|

In poco più di 9 anni sono morte o risultate disperse oltre 55mila persone mentre migravano alla ricerca di una vita migliore. Più di 6mila ogni anno, mille solo nei primi mesi del 2023.

È un dato impressionante dietro il quale si celano corpi e storie di decine di migliaia di persone che hanno trovato la morte in mare o sulla terraferma, lungo le numerose rotte migratorie del mondo.

La metà dei morti nel Mediterraneo

Delle oltre 55mila persone morte dal 2014 a oggi, più di 26mila hanno perso la vita o sono risultate disperse sulle tre principali direttrici della rotta del mar Mediterraneo (occidentale, centrale e orientale). È il 47,3% del totale.

26.257 persone sono morte o risultano disperse dal 1 gennaio 2014 al 31 marzo 2023 nel mar Mediterraneo.

Secondo il progetto “Missing migrants” dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), un’agenzia delle Nazioni unite, la rotta del Mediterraneo è di gran lunga la più pericolosa del mondo.

I tecnici dell’agenzia Onu, infatti, monitorano costantemente le 15 principali rotte migratorie che si articolano nel mondo. Parliamo sia di quelle intra-continentali sulla terraferma, come accade dal sud al nord Africa, che quelle che portano, per esempio, migliaia di migranti dai paesi dell’Asia centrale all’Europa attraverso la rotta balcanica, o l’attraversamento di continenti via mare, tramite il mar dei Caraibi o appunto il Mediterraneo.

Occorre sottolineare che i dati forniti da Missing migrants rappresentano stime al ribasso, perché le rotte migratorie sono irregolari – quindi non è sempre possibile un adeguato tracciamento – e perciò in molti casi morti e dispersi non vengono registrati.

Come abbiamo accennato, dei mille migranti morti o dispersi nei primi tre mesi di quest’anno, la metà (499) sono stati registrati nel mar Mediterraneo. Tra questi anche le 99 persone naufragate a pochi metri dalla spiaggia di Cutro, in Calabria, il 26 febbraio scorso.

Ma le cifre delle morti in mare non sono purtroppo un’eccezione di questi mesi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Oim
(consultati: lunedì 3 Aprile 2023)

I quasi 500 morti dei primi tre mesi del 2023 rappresentano, infatti, un numero simile a quello del primo trimestre dello scorso anno, quasi dimezzato rispetto alle cifre registrate dall’Oim nei primi mesi del 2016 e del 2017 (quando morirono o risultarono dispersi rispettivamente 749 e 803 migranti) ma superiore a quelle dello stesso periodo del biennio 2019-2021.

L’inverno con il numero minore di persone che hanno perso la vita in mare è stato infatti il 2020, complice probabilmente anche la minore mobilità per via della pandemia.

Quasi 7mila persone sono morte nel 2022

Se consideriamo l’anno appena terminato notiamo che anche in questo caso è il Mediterraneo che vede più persone morte o disperse, tra tutte le rotte monitorate dall’Oim.

Nel 2022, infatti, il 35% dei morti o dispersi sono stati registrati nel mare che divide l’Africa dall’Europa: 2.406 su 6.868.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Oim
(consultati: martedì 4 Aprile 2023)

Dei 6.878 migranti risultati morti o dispersi l’anno scorso, sono 4.292 le persone per cui è stato certificato il decesso. Le 2.586 rimanenti, invece, risultano disperse ma, scrive l’Oim, si presume che siano morte.

Quella del Mediterraneo è l’unica rotta dove il numero dei dispersi supera quello dei morti.

In tutte le aree considerate sono più le persone per cui è stato appurato il decesso, tranne che per il mar Mediterraneo. In questa rotta, infatti, nel 2022 sono morte 838 persone, ma ne risultano scomparse 1.568. A conferma di come sia difficile anche solo capire quante persone abbiano perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste dei paesi europei, e di come sia complicato recuperare i corpi in acqua.

Le altre rotte più pericolose nel 2022 risultano essere l’Asia occidentale (887 morti o dispersi), nord Africa (719) e Asia meridionale (702).

È invece meno mortale, ma non per questo meno dolorosa per la vita di centinaia di migliaia di persone, la rotta balcanica, che insieme alle altre vie di accesso in Europa (come per esempio la frontiera polacco-bielorussa) ha visto nel 2022 140 morti e 18 dispersi.

È doveroso ribadire che sulla via balcanica da tempo denunciamo l’assenza di trasparenza e di monitoraggio, anche da parte delle istituzioni italiane.

Come arginare le stragi di migranti

Il fenomeno migratorio esiste da quando esiste l’umanità. Per questo appaiono come atti di velleità (quando non di pura propaganda) i tentativi da parte della maggior parte dei governi occidentali di voler fermare gli esodi, peraltro attraverso politiche repressive e in alcuni casi violente.

Non servono i muri eretti al confine tra Stati Uniti e Messico, né le centinaia di chilometri di barriere costruite recentemente tra Polonia e Bielorussia, sul confine lituano-bielorusso o gli oltre 500 km di muro su quello serbo-ungherese.

Inoltre, in questi anni la tutela dei diritti dei migranti è peggiorata, grazie ad accordi che vedono protagonista anche il nostro paese (come il memorandum Italia-Libia) o le istituzioni comunitarie, come il patto Ue-Turchia.

L’Europa chiude un occhi sulle violenze perpetrate ai suoi confini.

Si tratta di accordi che mirano esplicitamente a trattenere centinaia di migliaia di persone ai confini dell’Europa, delegando la privazione dei diritti e l’esercizio della violenza a governi autoritari o semi-autoritari, come quelli in Libia e Turchia. Quando non muoiono, insomma, molti migranti sono costretti alla reclusione arbitraria, alle violenze e ai soprusi. Condizioni che peraltro spingono le persone a fuggire e successivamente a trovare, talvolta, una tragica morte.

L’unico modo per governare i flussi migratori, garantendo al tempo stesso la sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali delle persone migranti, è porre in essere politiche pubbliche coraggiose ed efficaci, basate su corridori umanitari, flussi regolamentati e accordi tra paesi di partenza e di approdo.

Foto: Christopher Edenlicenza

PROSSIMO POST