Come procede l’inclusione dei minori di seconda generazione #conibambini

Oltre 1,3 milioni di bambini e ragazzi in Italia hanno un background migratorio, essendo stranieri o italiani per acquisizione della cittadinanza. La piena inclusione è una delle principali sfide del nostro paese per i prossimi anni.

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In Italia i minori stranieri oppure italiani per acquisizione sono più di 1,3 milioni. Un milione se si considerano quelli che non hanno la cittadinanza italiana.

Bambini e ragazzi che nella grande maggioranza dei casi, frequentano le stesse scuole dei loro coetanei, condividono le stesse speranze e preoccupazioni, parlano e pensano nella stessa lingua.

Nell’ultimo rapporto annuale Istat ciò è emerso abbastanza chiaramente. Anche tra chi ha solo la cittadinanza straniera, è prevalente l’abitudine di pensare in italiano.

78,5% alunni di cittadinanza straniera che dichiarano di pensare in italiano (2021).

Una quota media che sconta due tendenze. La prima è l’impatto dell’età di arrivo sulla risposta. Tra chi è nato in Italia o è arrivato in Italia in età prescolare la percentuale supera l’84%, scende al 70,3% tra chi è arrivato tra i 6 i 10 anni e al 49,3% tra chi è arrivato dopo gli 11 anni.

L’altro elemento da considerare è l’alta percentuale di giovani (oltre il 20%) che non risponde alla domanda. Una tendenza attribuibile alla compresenza delle due abitudini, pensare nella lingua di origine e in italiano, variando a seconda dei contesti e delle situazioni.

I minori stranieri o italiani per acquisizione hanno tante storie e percorsi diversi.

Aspetti che aiutano a inquadrare come quando si parla di minori con background migratorio ci si riferisca a un insieme eterogeneo di ragazze e ragazzi. I giovani di “seconda generazione”, in senso stretto ragazzi nati da genitori stranieri nel paese di immigrazione, sono 1 milione e costituiscono circa 3/4 dei minori stranieri e di origine straniera. Come abbiamo avuto modo di approfondire in passato, diversi autori includono tra le seconde generazioni anche chi, pur essendo nato all’estero, è arrivato in Italia in giovane età.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 8 Luglio 2022)

Il restante 25% (306.873 persone) sono persone nate all’estero. Trasversale alla distinzione rispetto al paese di nascita è quella rispetto alla cittadinanza. Tra i circa 300mila nati all’estero, oltre 240mila sono minori stranieri, mentre 60mila hanno la cittadinanza italiana. Nel milione di bambini e ragazzi nati in Italia, i minori con cittadinanza non italiana sono quasi 780mila, quelli naturalizzati sono 228mila. Perciò complessivamente i minori stranieri sono circa 1 milione.

Tali cifre, che sono in parte anche il frutto di una stima dell’istituto di statistica, indicano chiaramente come il mondo dei minori con background migratorio sia ben più articolato di quanto si possa pensare, e molto più sfuggente alle classificazioni statistiche rispetto al passato.

È evidente che le nuove generazioni sono più complesse da misurare e da studiare rispetto al passato. Si deve andare oltre la dicotomia Italiani/stranieri se si vuole restituire un’immagine più aderente alla realtà (…)

Una questione con cui le politiche di inclusione e integrazione devono necessariamente confrontarsi, dal momento che devono applicarsi a una gamma di situazioni ed esigenze molto differenziate.

Lo stesso concetto di minori stranieri è così ampio da comprendere tante situazioni diversissime. Da quella dei minori stranieri non accompagnati, che arrivano in Italia senza i genitori e quindi bisognosi di assistenza, il cui numero lo scorso anno è cresciuto drammaticamente in conseguenza della guerra in Ucraina. A quella dei giovani di seconda generazione, nati o arrivati in Italia nei primi anni di vita, e perfettamente integrati.

Il monitoraggio delle discriminazioni tra i minori stranieri

Un elemento comune nelle politiche per l’inclusione è la lotta a qualsiasi forma di discriminazione, etnica o di altro tipo.

Aspetti che purtroppo sono molto difficili da monitorare, come l’incidenza del bullismo o di altre pratiche di esclusione sociale. Nel corso di quest’anno l’istituto di statistica procederà con una rilevazione ad hoc sui fenomeni discriminatori, come dichiarato nell’audizione dell’aprile scorso all’apposita commissione del senato.

In questi mesi, l’Istat sta predisponendo la documentazione per l’avvio nel 2022 di un’“Indagine pilota sulle discriminazioni”, volta a definire l’adeguatezza degli aspetti tecnici di misurazione dei fenomeni discriminatori, prima di lanciare l’Indagine vera e propria nel corso del 2023.

In attesa dei nuovi dati che usciranno da questa rilevazione, alcune chiavi di lettura sul fenomeno erano già state fornite da altre due indagini effettuate nel decennio scorso. Quella sulla percezione dei cittadini stranieri, pubblicata nel 2014 ma riferita al biennio 2011-12, aveva indicato come il 12,6% degli studenti stranieri avesse vissuto durante il percorso di studi episodi di discriminazione dovuti alle proprie origini straniere. Con un picco nella fascia d’età tra 14-19 anni, dove la quota aveva raggiunto il 17,4%.

78,4% i casi in cui la discriminazione è stata attuata dai compagni.

Come le discriminazioni generano esclusione

Un’indagine successiva, specifica sui percorsi di integrazione delle seconde generazioni, ha offerto il quadro di un fenomeno ben più ampio. Rilasciata nel 2020 e basata su dati 2015, la rilevazione ha indicato come il 49,5% dei ragazzi di seconda generazione avesse subito almeno un episodio di bullismo da parte di altri ragazzi nel mese precedente. Una quota di 7 punti superiore rispetto ai coetanei italiani (42,4%).

Una tendenza da ricollegare anche all’inserimento sociale dei bambini e ragazzi di origine straniera. Il 7,9% ha dichiarato di non frequentare amici o amiche nel tempo libero, quasi il doppio dei coetanei italiani (4,2%).

La discriminazioni possono influire anche sulla percezione di sé nella società.

I dati sulla discriminazione sottendono un rischio di isolamento e di segregazione che può avere un impatto anche sulla percezione di sé e del proprio ruolo nella società. Da questo punto di vista, è interessante osservare come cambino le diverse aspettative sul lavoro svolto da adulto.

Per le studentesse delle superiori, la prima aspirazione sono l’insegnante e il medico: in quest’ordine per le italiane, in ordine inverso per le ragazze straniere. Entrambe le categorie rispondono “non so” come terza opzione. Seguito dalla commerciante (5,8%) e dalla hostess (5%) per le straniere e dalla psicologa/antropologa/criminologa (5,1%) e avvocata/notaia/magistrata per le italiane (3,9%).

Tra gli studenti maschi italiani alle superiori la prima aspirazione è l’ingegnere (6,2%), seguita da “non so” (5,1%), il militare (5%), il carrozziere (4,5%) e l’operaio (4,4%). Per gli stranieri è il meccanico, il carrozziere o l’elettrauto (9,4%), seguita dall’operaio (7,4%) e dal calciatore (6,2%, a pari merito con coloro che dichiarano di non saperlo).

Su aspettative così diverse possono influire tanti fattori, che spesso si intersecano tra loro. Dalle preferenze individuali alle risorse a disposizione della famiglia di origine, dai risultati scolastici al livello di inclusione sociale. Per intervenire su aspetti così differenti il punto di partenza è necessariamente approfondire quanti sono e dove vivono i minori stranieri.

Dove vivono i minori stranieri

In Italia i minori con background migratorio sono 1,3 milioni, di cui 300mila con cittadinanza italiana e circa 1 milione con cittadinanza non italiana. Parliamo dell’11,2% dei residenti tra 0 e 17 anni nel 2021.

Bambini e ragazzi che vivono soprattutto nell’Italia centro-settentrionale. Sono il 13,2% dei minori del centro, il 14,9% di quelli del nord-est e il 15,8% di quelli del nord-ovest, mentre non raggiungono il 5% nel sud e nelle isole.

L’incidenza è molto più elevata nelle grandi città. Nei comuni polo, baricentrici in termini di servizi, sono il 14,5% dei residenti con meno di 18 anni. E superano il 10% dei minori anche nei comuni di cintura, gli hinterland di queste città maggiori. Complessivamente, su un milione di minori stranieri, 855mila vivono in un comune polo o cintura. Parliamo dell’81,6% dei bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati demo.Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 1 Gennaio 2021)

Nelle aree interne sono invece molto meno presenti. Sono il 9,2% dei bambini e ragazzi nei comuni intermedi, distanti circa 25-40 minuti dai poli. Scendono al 6,9% nei comuni periferici e al 4,6% in quelli ultraperiferici.

Tra le città capoluogo, è Prato quella con la maggiore incidenza di bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana. Nel comune toscano i minori stranieri sono oltre un terzo di quelli residenti (34,3%). Seguono le città di Piacenza (29,1%), Brescia (27,8%), Imperia (25,4%) e Milano (25,2%), dove sono più di un residente under-18 su 4.

L’incidenza minore si rileva in capoluoghi del sud come Taranto (1,8%), Potenza (1,8%) e Andria (1,6%). In questi comuni i minori stranieri sono meno del 2% del totale.

Questo non significa che la presenza di minori stranieri sia residuale in tutte le aree del mezzogiorno. Rispetto al centro-nord, dove la presenza è diffusa in modo più omogeneo sul territorio, nell’Italia meridionale si registrano zone a maggiore concentrazione in mezzo a territori dove non abitano stranieri.

Ad esempio, tra i comuni maggiori, spiccano San Giuseppe Vesuviano, nella città metropolitana di Napoli (18%), Castel Volturno (Caserta, 16,6%), Eboli (Salerno, 14,5%), Comiso (14,4%) e Vittoria (13,8%) nel ragusano. Nonché la stessa Ragusa (11,5%), Mondragone (Caserta, 12,6%) e molti altri centri medi e grandi.

Ciò riflette modelli insediativi diversi sul territorio nazionale, più diffusi al nord, maggiormente concentrati in singole realtà locali nel mezzogiorno, una tendenza rilevata anche nell’ultimo rapporto Istat. Aspetti di cui tenere conto nelle politiche di inclusione, per l’influenza sui livelli di integrazione.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi ai residenti stranieri tra 0 e 17 anni sono di fonte Istat.

È possibile cliccare sulla casella Cerca… e digitare il nome del comune.

Il dato calcola la quota di minori residenti con cittadinanza diversa da quella italiana sul totale dei minori residenti in Italia.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati demo.Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 1 Gennaio 2021)

Foto: comune di Reggio Emilia (Flickr)Licenza

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